Come scegliere il miglior riso italiano al supermercato?
Attenzione alle finte bandierine italiane, solo una è certificata dall’Ente Nazionale Risi.
La fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori è disciplinata dal Regolamento UE 1169/2011.
In particolare, l’articolo 9 riporta le informazioni obbligatorie sugli alimenti, tra cui l’inserimento del nome o della ragione sociale e l’indirizzo dell’operatore con il cui nome è commercializzato il prodotto.
Soltanto per l’Italia, su richiesta del Governo, è prevista la reintroduzione della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento. In particolare, nel caso del riso, sapremo qual è il luogo di lavorazione del riso raccolto e di confezionamento del riso lavorato.

Il Governo italiano ha fatto un altro passo avanti rispetto al regolamento europeo, per valorizzare la tracciabilità del riso italiano. Grazie ad un decreto interministeriale (MiPAAF e MiSE) del 26 luglio 2017 è possibile trovare sulle confezioni l’indicazione sull’origine del riso. Sull’etichetta del riso devono essere indicate le seguenti diciture.
a) «Paese di coltivazione del riso»: nome del Paese nel quale è stato coltivato il risone.
b) «Paese di lavorazione»: nome del Paese nel quale è stata effettuata la lavorazione e/o trasformazione del risone.
c) «Paese di confezionamento»: nome del Paese nel quale è stato confezionato il riso.
Se tutte e tre le fasi avvengono in Italia, sulla confezione troverete scritto “Origine del riso: Italia“.

Ci sono poi altri modi per riconoscere il riso italiano.
Il logo “Riso Italiano” di Ente Risi rappresenta un valore aggiunto, non obbligatorio ma richiesto volontariamente. Viene concesso solo ai marchi che garantiscono la tracciabilità del riso, dalla coltivazione in Italia fino al confezionamento.

Il marchio DOP o IGP. Entrambi i marchi identificano: un prodotto originario di un luogo, le cui qualità e caratteristiche sono dovute ad un particolare ambiente geografico, fattori naturali e umani. Per la DOP l’intero ciclo di produzione deve avvenire nella zona geografica delimitata, mentre per l’IGP almeno una fase della produzione.
In Italia esistono 1 DOP e 2 IGP del riso.
- La DOP Riso di Baraggia Biellese e Vercellese, in Piemonte.
- La IGP Riso Nano Vialone Veronese, in Veneto.
- La IGP Riso Delta del Po, tra Veneto ed Emilia Romagna.



Ulteriore valore aggiunto di DOP e IGP è la garanzia di autenticità della cultivar. La varietà di riso dichiarata in etichetta è la stessa contenuta nella confezione (es. Carnaroli è Carnaroli e non similari. Fuori da DOP e IGP serve la dicitura “classico” a garanzia dell’effettiva corrispondenza della cultivar). Disciplinate dal Regolamento UE 1151/2012, le DOP e le IGP rappresentano ad oggi l’unico riconoscimento a livello internazionale di tracciabilità della filiera.
Questi sono alcuni strumenti che saranno sicuramente utili a scegliere il miglior riso italiano la prossima volta che vi troverete di fronte allo scaffale del supermercato.